30 DICEMBRE – Festa della Santa Famiglia – anno A
I Magi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Alzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo» (2, 13)
Mio Dio, come sei buono a guidare così i tuoi servi in tutte le loro vie; a volte li guidi con mezzi naturali, come quando conduci la santa Famiglia a Betlemme per un censimento, a volte li guidi con mezzi soprannaturali come qui: tutto è nelle tue mani, gli imperatori pagani come i santi Angeli, e ti servi di tutto a tuo piacimento per condurre al loro fine, per le vie che tu vuoi, le anime di buona volontà. Abbiamo fiducia. Quando siamo nelle tenebre, nella notte, guardiamoci dallo scoraggiarci, siamo persuasi che Dio veglia su di noi e ci guiderà sempre, sia che ce ne rendiamo conto, sia a nostra insaputa, purché siamo fedeli. Non è solamente perché c’è qui Nostro Signore Gesù che Dio conduce così costantemente san Giuseppe, poiché lo vediamo avere una simile sollecitudine per i santi dell’Antico Testamento, e condurre in tutti i loro passi con mezzi spesso soprannaturali, Abramo, Isacco, Giacobbe. È la sua condotta con tutte le anime fedeli: «I suoi occhi sono sui giusti», dice egli stesso, per custodirli e condurli incessantemente. Non scoraggiamoci mai nelle oscurità, ma attacchiamoci sempre più fermamente alla pura volontà di fare in tutto ciò che glorifica di più Dio, nel suo puro amore, e facciamo tutto ciò che Dio, tutto ciò che la Chiesa prescrivono per conoscere la volontà divina e farla, e siamo sicuri che con tali disposizioni e un tale modo di fare, non ci sbaglieremo mai, in qualunque tenebra camminiamo, poiché Dio guida a nostra insaputa i nostri passi fino al momento in cui gli piacerà donarci la luce e farci vedere il cammino in cui ci chiama. È per questo che san Giovanni della Croce dice queste parole così vere e così consolanti: «Colui che non vuole altro che Dio, non cammina nelle tenebre per quanto povero e privo di luce possa credersi». E lo Spirito Santo ci lascia comprendere la stessa verità, poiché cosa domanda affinché tutto ciò che accade cooperi al nostro bene, cioè ci faccia avanzare nell’amore di Dio e glorificarlo? Che abbiamo delle luci? No: unicamente che amiamo Dio, che l’amiamo con il cuore e con le opere: «Tutto ciò che accade coopera al bene di coloro che amano Dio». Per Dio è altrettanto facile condurci nelle tenebre che nella luce, e ci ha donato un mezzo infallibile per non smarrirci mai, anche nella notte più profonda, mettendo accanto a noi dei rappresentanti ai quali ha detto: «Chi ascolta voi, ascolta me». Obbedienza agli interpreti autentici della volontà di Dio, purezza d’intenzione, volontà e cuore attaccati a Dio solo, con questo camminiamo in pace e fiducia nelle tenebre più oscure, gioiamo di queste tenebre anche nel momento in cui, da una parte, ci danno il mezzo per glorificare Dio attraverso l’atto di fede continuo che ci fanno fare, la vita della pura fede che ci fanno condurre, così come attraverso il sacrificio che ci impongono, e dall’altra parte, sono un bene per la nostra anima poiché «tutto ciò che accade cooperi al bene di coloro che amano Dio», e come ha così bene dimostrato san Giovanni della Croce, la notte interiore è una prova indispensabile per l’anima per purificarsi dalle sue impurità, dai suoi attaccamenti terreni e nascere alla vita del puro amore. L’anima immersa nella notte, e che tuttavia sente in sé che vuole Dio solo e vede che è pienamente sottomessa a lui attraverso la perfetta obbedienza al suo rappresentante, quest’anima deve dirsi che attraverso questa notte è come «rientrata nel seno di sua madre», secondo la parola di Nicodemo per rinascere a una vita nuova, la vita del puro amore, che sarà tanto più splendente quanto più la notte da cui essa uscirà sarà stata profonda. Dopo il peccato di Adamo, il bene si fa quaggiù solo al prezzo di una pena proporzionata a questo bene: anche il più grande dei beni che potessimo acquistare quaggiù, l’amore per Dio, può essere acquistato dall’anima solo attraverso le più grandi sofferenze: più soffriamo, sia per gli uomini, sia per i demoni, sia nel nostro corpo, sia nel nostro cuore, sia per le tentazioni, sia per le oscurità interiori, che sono il più cocente e di conseguenza il più salutare e il più utile di tutti i dolori, più soffriamo in qualsiasi modo e soprattutto in quest’ultimo modo che fa penetrare il dolore così a fondo, così fino al midollo, più soffriamo, più occorre rallegrarsi e benedire Dio, poiché più il nostro dolore è grande, più diveniamo capaci di un grande amore; facendoci soffrire molto Dio non fa che darci il mezzo per amarlo molto; la misura delle nostre sofferenze sarà la misura sia del nostro amore per Dio sia della gloria che gli renderemo. Non chiediamo dunque la luce prima che Dio stesso giudichi che sia giunto il momento di donarcela, poiché le tenebre ci colmano di beni così preziosi, chiediamo solamente a Dio di glorificarlo il più possibile in tutti gli istanti della nostra vita in questo mondo e nell’altro, e per questo di amarlo il più possibile: e aggiungiamo che chiediamo questo non solo per noi, ma non meno per tutti gli uomini, in vista di lui solo, per la sua sola gloria: «Che il tuo nome sia santificato, che il tuo regno venga». In vista di te solo, per la tua più grande gloria, o Dio beneamato
(Traduzione a cura delle Discepole del Vangelo)