Discepole del Vangelo

Giovani in ascolto della Parola – III domenica di Avvento A

III domenica di avvento – commento di Leonardo

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 11,2-11)

In quel tempo, Giovanni, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, per mezzo dei suoi discepoli mandò a dirgli: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?». Gesù rispose loro: «Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: I ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo. E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!». Mentre quelli se ne andavano, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: «Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? Allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso? Ecco, quelli che vestono abiti di lusso stanno nei palazzi dei re! Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta. Egli è colui del quale sta scritto: “Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero, davanti a te egli preparerà la tua via”. In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui»

All’interno di questo passo del Vangelo di Matteo, Gesù sembra quasi voler parlare dritto al nostro animo, andando a ricordarci cosa è necessario per noi fare per essere dei buoni cristiani. Egli lo fa con assoluta chiarezza, perché il suo messaggio deve essere limpido, ed in grado di spingerci a guardare dentro noi stessi e meditare sul nostro operato. Il primo messaggio che Gesù ci lancia è l’importanza e la necessità della Fede. La Fede è l’ossigeno del cristiano e del rapporto tra l’uomo e Dio. Avere Fede significa avere coraggio. Possederla vuol dire spogliarsi completamente di tutti i freni che ci possono impedire di vivere al meglio il nostro rapporto con il Signore e determina l’inizio di un viaggio che come unica meta ha il Regno dei Cieli. La sua presenza è in grado di farci superare le difficoltà più grandi che possiamo trovare, essa rappresenta uno degli atti più rischioso ma belli che è possibile esercitare, in quanto la sua presenza non rende l’uomo e la sua vita comuni. Essa rappresenta la prima forma della vicinanza con il Signore. Il secondo messaggio che arriva a noi è rappresentato dal modo in cui Dio si manifesta ai nostri occhi. Gesù ci dice a chiare lettere come non lo potremmo mai trovare nei grandi palazzi, nei luoghi di lusso e di sfarzo o circondato da oggetti preziosi o da cibi prelibati. E tutto ciò perché coloro che si trovano in queste situazioni, non lo seguono e non lo ascoltano. Il Signore ci chiede di donare noi stessi agli altri, e non alle cose materiali della vita. Se noi siamo troppo occupati a pensare a ciò che non abbiamo, ed a desiderare sempre di più, perdiamo di vista il nostro reale scopo, ovvero essere membri attivi della nostra comunità donandoci ai bisognosi, agli esclusi, ai deboli. E tutto ciò perché è esattamente tra di loro che si trova il Signore. L’ultima cosa di cui Gesù ci parla, non è altro che l’apice, il punto più alto dell’amore di Dio per l’uomo, ovvero il Regno dei Cieli. Coloro che ci accedono sono quegli individui che in vita hanno dimostrato di osservare e manifestare la volontà di amore, pace e perdono che Dio ci propone. Questo luogo è la manifestazione più grande dell’amore che Dio ha per noi, espresso nel darci la possibilità di entrare in nesso. Ricordiamoci che in qualsiasi situazione nella quale ci possiamo trovare, anche la più difficile, c’è sempre qualcuno pronto a donarci il suo abbraccio e l’ingresso alla sua calda ed accogliente casa.  

Leonardo, 17 anni