Festa della presentazione del Signore – 2 febbraio – anno A
Presentazione di Nostro Signore.
Come sei buono, mio Dio, ad averci dato gli esempi dei quali sono pieni questi due misteri. Hai compiuto questo duplice mistero, l’hai inserito nel Santo Vangelo, ce lo hai consegnato da meditare nel santo Rosario affinché ne traiamo dei frutti che devono essere il nostro cibo di ogni giorno… Come sei buono, mio Dio, ad avere, dalla Tua Incarnazione, dal seno di Tua madre, dalla Tua nascita, dalla Tua infanzia, preparato il pane quotidiano del quale volevi nutrire tutti i tuoi fedeli. Come sei buono! Come in tutti i Tuoi atti, gli insegnamenti sono innumerevoli in questi due misteri… Alcuni si presentano più vivamente agli occhi. Nella Presentazione Ti offri interamente a Tuo Padre, senza riserva, corpo e anima, ripetendo le parole del salmo che dicevi dalla Tua Incarnazione, dalla Tua nascita: «Ecce venio… ut faciam voluntatem tuam[1]»… Queste parole, che furono quelle di tutta la Tua vita, siano quelle di tutta la nostra e siano in particolare quelle della nostra vita in questi istanti in cui, come nella Tua Presentazione, si è chiamati a offrirsi a Te in un modo più speciale… Fai offrire dai Tuoi genitori a tuo Padre il dono dei poveri, un agnello tuttavia non sarebbe più di quanto meriti Dio, ma preferisci non offrire se non due colombe, volendo mostrare così due cose: sia il tuo attaccamento alla povertà sia che la povertà, persino nel culto, è perfettamente gradita a Dio, è una virtù, una virtù divina, della quale ci hai tenuto a dare l’esempio, e che di conseguenza, quelli che fanno professione di imitarTi in tutto, di condividere la tua povertà, non soltanto possono senza scrupolo, ma addirittura devono, se vogliono essere Tuoi completi imitatori, renderTi un culto molto povero, come Tu stesso hai tenuto a rendere il culto più povero a Tuo Padre… (Se quelli che fanno professione di imitarTi in tutto e di condividere la Tua Povertà devono imitarTi nella povertà del culto esteriore, che Tu rendi a Tuo Padre, ciò non toglie che quelli che non fanno professione di imitare la Tua povertà devono renderTi il culto più ricco, in tutta l’estensione dei loro mezzi; sarebbe indecente che, non privandosi di nulla per loro stessi, fossero parchi per il Tuo culto, che ricchi per sé e i loro amici, non fossero poveri se non per Te; essi devono renderTi un culto ricco, brillante, eclatante, essi che per loro stessi sono ricchi e magnifici… Ma questo culto magnifico, pur essendo un dovere per i ricchi, è molto meno perfetto del culto poverissimo che è un dovere per quelli che ti imitano in tutto e condividono volontariamente la Tua povertà, poiché quest’ultimo è fondato sul Tuo divino esempio e ha per causa una vita interamente consacrata a Te nell’imitazione più fedele, cioè, nel più grande amore).
[1] Ecco vengo… per fare la tua volontà.
(Traduzione a cura delle Discepole del Vangelo)