XI domenica del Tempo Ordinario – anno A
Poiché non abbiamo il Commento di Charles de Foucauld ai capitoli 9 e 10 del Vangelo di Matteo, proponiamo un commento al vangelo parallelo in Lc 9,1-3
«Li mandò a predicare il Vangelo e a guarire i malati… E disse loro: non prendete niente con voi, né bastone, né scarpe di ricambio, né pane, né denaro, né due tuniche».
Come sei buono, mio Dio, dopo aver fatto ogni bene agli uomini, nelle loro anime, nei loro corpi e nel loro cuori, durante la tua vita, a vegliare con tanta cura affinché questo bene si estenda sempre più e si compia ormai sempre, fino alla fine del mondo! È quello che fai stabilendo la tua Chiesa, con la missione data ai Tuoi apostoli, o mio Dio!… Come sei buono a indicare così chiaramente ciò che devono fare i pastori delle anime in tutti i tempi: predicare e guarire, e lo spirito nel quale devono sempre vivere: spirito di grande povertà! Dai qui con una chiarezza perfetta il precetto di queste tre cose, predicazioni, guarigioni, povertà, come in tutta la tua vita pubblica ne hai dato l’esempio eclatante: essa non è se non predicazione, e guarigione, e durante questo periodo, «Il Figlio dell’uomo non aveva una pietra per posare la testa»[1], cenava col pane a volte, a volte con pane e pesce, viveva come un povero, poveramente della carità di qualche buona anima. Nella vita pubblica bisogna sempre unire queste due cose, secondo l’esempio di Nostro Signore e il precetto così chiaro che dà qui: la predicazione e la generosità, lo zelo delle anime e il sollievo dei dolori del cuore e del corpo… La generosità fa spesso, d’altronde, più bene alle anime della predicazione; le consolazioni, il sollievo che si donano ai cuori, ai corpi, dispongono le anime a favore della religione in cui trovano questi benefici, a favore delle persone che fanno loro questo bene; la generosità è così un’eloquente esortazione, spesso più efficace dei discorsi… Il comandamento che dà qui Nostro Signore ai suoi discepoli di non prendere né bastone, né scarpe di ricambio, né denaro, né pane, né due tuniche, contiene due cose: 1° Un comandamento speciale fatto per questa occasione soltanto ai suoi apostoli, comandamento che dovevano eseguire allalettera e che vietava loro in quel viaggio e in quel viaggio soltanto, di portare né pane, né denaro, né bastone, ecc. 2° un comandamento generale fatto per tutti i missionari, tutti i pastori d’anime, tutti gli operai evangelici fino alla fine dei tempi, comandamento racchiuso non più nellalettera delle parole di Nostro Signore, ma nel loro spirito, comandamento con il quale non è vietato loro di portar via del pane, né del denaro (poiché Nostro Signore, modello supremo, esempio perfetto e insegnamento vivente aveva di solito con Sé del pane e del denaro in tutti i viaggi della Sua vita pubblica), né delle scarpe (San Pietro, fedele imitatore e obbediente discepolo le portava, e l’angelo che lo libera dalla Sua prigione (Atti[2]) gli dice di metterle), né un bastone (in un altro passaggio dei Santi Vangeli Egli dice ai suoi discepoli di prenderne uno), ma con il quale è prescritto loro di vivere sempre in una grandissima povertà, di camminare alla leggera, senza bagagli, come dei poveri, sull’esempio di Nostro Signore stesso. Il commento, la spiegazione, il complemento delle parole di Nostro Signore è sempre nei Suoi esempi: così come le Sue parole spiegano i Suoi esempi. Qui il Suo modo di fare mostra in modo evidente e senza lasciare l’ombra di un dubbio che c’era in questo comandamento, da una parte, un comandamento speciale da prendere alla lettera dai suoi apostoli, ma per una volta soltanto, per quel giorno, per quella circostanza soltanto, dall’altra, una prescrizione generale, racchiusa nellospirito di questo comandamento, e che consiste nel raccomandare molto vivamente, molto fortemente la santa povertà a tutti gli operai evangelici, a tutti quelli che fossero chiamati a seguirlo, a imitarlo come i suoi apostoli nella sua vita pubblica; è una raccomandazione generale, senza alcun dettaglio particolare, a vivere come Lui, molto poveramente, tanto poveramente quanto Lui, e a imitarLo in questo, nella Sua santa povertà come in tutto, durante i lavori della vita pubblica
[1] Cfr. Lc 9,58.
[2] Cfr. At 12,8.
(Traduzione a cura delle Discepole del Vangelo)