Discepole del Vangelo

Commento di Charles al Vangelo di domenica 11 novembre – Mt 25,1-13

XXXII domenica del Tempo Ordinario – anno A

La parabola delle vergini sagge e delle vergini stolte…

«Vegliate dunque perché non sapete l’ora»…

Grazie, mio Dio, di ripeterci sotto tante forme questo insegnamento, «vegliate», che sai esserci così necessario. Mio Dio, dire una volta alle tue povere creature quello di cui hanno bisogno di sapere per piacerti, non era questo già «la grazia delle grazie», il favore dei favori! Donare loro una volta per tutte il mezzo di fare la tua volontà in questa vita e di passare l’eternità ai tuoi piedi in paradiso, non era questo già un tale beneficio che la divina bontà poteva essa stessa esserne soddisfatta?.. Questo non è stato abbastanza per il tuo cuore!.. Questi insegnamenti, ce li ripeti mille e mille volte, e li accompagni con tutti i consigli utili per seguirli facilmente, per vincere le tentazioni; ci ripeti e ci ripeti di seguirli; ci esorti senza tregua, e fino alla porta della morte, a conformarcivi, impiegando i tuoi ultimi giorni non per voi, a raccogliervi di fronte alla croce, ma per noi, dimenticandoti senza misura in tutte queste ultime giornate, ad esortarci, a ripeterci: «Vegliate.» Quello che ci insegni qui, è quello che tanti santi ed eremiti hanno praticato: pensare alla morte, pensare a quest’ora, sconosciuta e terribile… Dirci ogni giorno: noi saremo forse morti questa sera… E agire ad ogni istante come se questo istante dovesse essere l’ultimo della nostra vita. Cosa faremmo noi, se quest’ora dovesse essere la nostra ultima ora? Faremmo il più perfetto, quello che a te piacerebbe di più; e perché non lo facciamo già adesso? Quale scusa può esserci alla nostra tiepidezza, alla nostra poca cura di piacerti? Quello che faremmo per paura, non lo facciamo: ahimè! Dunque non ti amiamo!… Oh mio Signore Gesù, fammi la grazia di fare per puro amore, ad ogni istante di questa vita, quello che ti piace di più, e che così la morte ci trova attivi a causa di te solo, come agiremmo a causa di essa se pensassimo a noi stessi… Questo timore della morte è pertanto un bene e una grazia poiché ce lo ispiri e che mette un freno così salutare alle nostre cattive azioni… Ma c’è una grazia più grande, un bene più grande, è di fare per puro amore di te, oh mio Salvatore, tutto quello che più ti piace, al posto di farlo per paura dell’inferno, o per desiderio di possederti; per quanto naturali e buoni siano questi due sentimenti, il primo è migliore, e quanto ti supplico di metterlo sempre, sempre nel mio cuore e di fare che ispiri tutti i pensieri, le parole, le azioni della mia vita, tutti i miei istanti, oh mio beneamato e benedetto bambino Gesù!

(Traduzione a cura delle Discepole del Vangelo)