IV domenica di Quaresima – anno B
«Dio non ha inviato il suo Figlio a giudicare il mondo, ma a salvare il mondo».
Mio Dio, come sei buono, e che dolce parola… In tutti gli istanti della tua vita mortale, nella santa Eucaristia in cui la continui, nella nostra anima in cui risiedi con la tua divina essenza, non sei come giudice, rifiuti di essere come giudice, tu nostro Creatore, nostro Maestro, nostro Dio, e vuoi essere soltanto come «Salvatore», come «amico», come «fratello», come «Sposo»… Come sei divinamente buono e come questa parola è ineffabilmente dolce!
Non giudichiamo il nostro prossimo, ma sforziamoci di salvarlo… Come potremmo credere che imitiamo Nostro Signore se, o giudichiamo i nostri fratelli che egli rifiuta di giudicare, o non lavoriamo a salvarli, quando egli è venuto al mondo solo per questo, come dice, e come esprime il suo nome «Gesù» Salvatore? Poiché Gesù ci vede nella sua vita mortale, dal tabernacolo, dal profondo della nostra anima, e vuole esserci come nostro Salvatore, nostro fratello, nostro Sposo, teniamogli senza sosta compagnia sia nella sua vita mortale, da dove egli ci vedeva, sia nel tabernacolo, sia in noi stessi, con tutto l’amore dovuto a un tale Salvatore, a un tale fratello, a un tale Sposo[1]!
[1] M/432, su Gv 3,17-21, in C. de Foucauld, L’imitation du Bien-Aimé, Méditations sur les Saints Évangiles (2), Nouvelle Cité, Montrouge 1997, 149-150; tr. it., “Stabilirci nell’amore di Dio…”. Meditazioni sul vangelo di Giovanni, ed. A. Fraccaro, Glossa, Milano 2009, 15-17.