V domenica di Quaresima – anno B
«Padre mio, salvami da quest’ora!… Padre mio, glorifica il tuo nome».
Come sei buono, mio Dio, a insegnarci a pregare… Come ci aiuti a vivere una vita d’amore di Dio, insegnandoci a parlare a Dio, custodendo la nostra anima nei suoi rapporti con lui!… Come sei buono a continuare con questa lezione la tua opera «di accendere sulla terra il fuoco» dell’amore di Dio! E come sei buono a darci questa lezione con un’applicazione così quotidiana, questo principio che ci dirigerà non solamente ogni giorno, ma in ogni ora…
Preghiamo Dio, come Gesù ce lo insegna… Ci mostra due modi di pregare, entrambi perfetti, entrambi divini, poiché ci dona lui stesso l’esempio di tutti e due. Uno è quello del Getsemani, consiste nell’esprimere prima di tutto a Dio in una parola il proprio bisogno, la propria pena («togli da me questo calice») e nell’aggiungere poi come complemento, come correttivo se si può dire, questo supplemento indispensabile: «Tuttavia, non la mia volontà, ma la tua»… La seconda preghiera è quella del Pater: «Sia santificato il tuo nome», non si dice altra cosa, non si chiede altra cosa, questa comprende tutto, così come Nostro Signore ha assicurato dicendo: «Cercate soltanto il regno di Dio, il resto vi sarà dato in sovrappiù»… La preghiera attuale contiene, sembra, l’esempio delle due preghiere… Nostro Signore comincia con il dire, come al Getsemani: «Liberami»… e poi si riprende, per così dire, benché la sua preghiera fosse la perfezione stessa, e al posto di aggiungere «non la mia volontà, ma la tua», passa al secondo modo di pregare che comprende tutto, riassume tutto, contiene tutto e si accontenta di fare questo secondo tipo di preghiera, dicendo «Padre, glorifica il tuo nome!»… I due generi di preghiera sono ugualmente perfetti: facciamo sia l’uno, sia l’altro, secondo quanto lo Spirito Santo ci ispira… Tutte e due si assomigliano in quanto consistono in pochissime parole («pregate con poche parole»), (non che occorra pregare poco tempo; bisogna pregare a lungo, ma non facendo grandi discorsi, ripetendo spesso le stesse parole brevi e semplici che esprimono la nostra domanda), e in quanto racchiudono entrambe una dichiarazione di conformità alla volontà di Dio[1].
[1] M/476, su Gv 12,27-28, in C. de Foucauld, L’imitation du Bien-Aimé, Méditations sur les Saints Évangiles (2), Nouvelle Cité, Montrouge 1997, 201-202; tr. it., “Stabilirci nell’amore di Dio…”. Meditazioni sul vangelo di Giovanni, ed. A. Fraccaro, Glossa, Milano 2009, 145-147.