Decima domenica del Tempo Ordinario B
«Perché avete paura? Non avete ancora fede?».
Come sei buono, mio Dio, come sei divinamente buono! Non soltanto soccorri i Tuoi apostoli e ciò con una potenza divina e un’efficacia completa, alla prima parola che ti dicono, ma addirittura rimproveri loro di non aver avuto abbastanza fiducia in Te, di non essere stati abbastanza certi che bastava che Ti dicessero una parola, affinché Tu cambiassi la tempesta in una grande calma… Non soltanto questo, ma con questo stesso rimprovero che fai loro, inviti tutti gli uomini di tutte le generazioni a pregarTi in ogni pericolo, in ogni difficoltà, e a pregarTi con una tale fiducia da non permettere loro di temere un solo istante di non essere soccorsi.
Quello che rimproveri qui ai Tuoi apostoli, mio Dio, non è di averTi chiamato, o almeno non è di averTi pregato… Rimproveri loro certamente: 1) di aver avuto paura, non avrebbero dovuto aver paura, poiché si deve temere solo il peccato, solo ciò che è opposto a Dio, e gli incidenti naturali sono sempre voluti da Lui; si può tuttavia, e si deve anzi cercare di preservarsi da essi; è un dovere salvare la vita degli altri e anche salvare la propria; non si ha il diritto né di lasciar morire gli altri, e nemmeno di lasciarsi morire per una mancanza di cura che rende la morte come volontaria; quindi gli incidenti che Dio ci manda e che causerebbero la nostra morte o quella del prossimo, se non agiamo con le nostre preghiere o con i nostri atti, sono mandati da Dio, spesso solo per avvicinarci a Lui con la preghiera, per infiammare la nostra riconoscenza, sentendo che Gli dobbiamo la salvezza; solo per accendere la nostra carità o salvando gli altri con le nostre cure, o essendo salvati dalle loro; Dio si serve anche di questo mezzo per mostrarci quanto la vita è breve, le cose terrene periture… Ma non bisogna mai temere e questo per due motivi: in primo luogo, perché non succederà mai se non quello che Dio vorrà, se la nostra volontà è indissolubilmente unita e conforme alla sua; in secondo luogo, perché se è desiderabile che sfuggiamo a questo pericolo, ci basta pregare Dio, facendo da parte nostra quello che possiamo secondo la ragione e la giustizia (poiché Dio non vuole che aspettiamo tutto da Lui, senza agire noi stessi; e che contiamo su dei miracoli visibili, continui; ricordiamoci quello che è successo nel naufragio di San Paolo a Malta[1]), e dobbiamo avere piena fiducia che se facciamo queste due cose, preghiera e azione opportuna (secondo i nostri mezzi), saremo certamente esauditi da Dio e succederà quello che è particolarmente proficuo alle anime e alla gloria di Dio; dopo aver fatto da parte nostra queste due cose, qualunque sia il fatto, sarà come dobbiamo desiderarlo, poiché sarà quello che vorremmo se conoscessimo i disegni della Saggezza divina, quello che vogliamo, poiché vogliamo tutto ciò che Dio vuole, tutto ciò che fa per il bene delle anime, per la Sua gloria.
2) Nostro Signore rimprovera loro certamente non soltanto di aver avuto paura, prima di averlo chiamato, prima di aver pregato, ma addirittura di non aver avuto fiducia nella loro preghiera, di aver dubitato dell’efficacia della loro preghiera… Dobbiamo sempre credere che saremo esauditi: Dio è nostro Padre; Egli ci ha dimostrato abbastanza il Suo amore, perché noi dobbiamo, per riconoscenza, credere che ci esaudirà ogni volta che Gli faremo una preghiera ragionevole, come un buon padre esaudisce sempre in questo caso suo figlio[2], (con questa sola riserva che, siccome noi siamo dei veri bambini, ignoranti e ciechi, Dio si riserva, quando Gli chiediamo qualcosa di dannoso o mediocre, di darci qualcosa di migliore di quello che desideravamo: tenera e misericordiosa riserva del Cuore di Dio!). Dio ci ha mille e mille volte ripetuto che ci avrebbe esaudito ogni volta che lo avessimo pregato umilmente e con fede: è farGli un’offesa, è dubitare della parola che ci ha solennemente dato, temere di non essere esauditi quando lo preghiamo così. Crediamo quindi che saremo esauditi, poiché ce l’ha promesso con la Sua stessa bocca…
Inoltre Nostro Signore rimprovera forse agli apostoli una terza cosa: è di averlo svegliato e averlo chiamato ad alta voce, come se Dio sempre presente non li sentisse, e come se una preghiera interiore e a bassa voce, una semplice elevazione dell’anima non fosse bastata. Infatti Tu sei sempre là, o mio Dio, la Tua umanità può dormire in fondo alla barca, il tabernacolo può essere lontano da noi, ma la Tua divinità è dappertutto, veglia dappertutto, vede tutto e può tutto… In mezzo ai flutti, ai deserti, alle fiamme, ai nemici, agli assassini, la Tua divinità è in noi e attorno a noi, o Gesù, pronta a darci il suo aiuto onnipotente al nostro appello interiore, pronta nella sua bontà a farci tutto il bene che un padre onnipotente farebbe a suo figlio teneramente amato, pronto a salvarci con una facilità infinita dal male che ci minaccia, e pronto a lasciarci soccombere santamente, se è per il nostro bene, per il bene delle anime, per la Sua gloria.[3]
[1] Cfr. At 27-28.
[2] Cfr. Mt 7,9-11; Lc 11,11-13.
[3] M/193, su Mc 4, 26-34, in C. de Foucauld, Fammi cominciare una nuova vita. Meditazioni sui Vangeli secondo Matteo e Marco, Centro Ambrosiano, Milano 2024, 168-170.