Ventiquattresima domenica del Tempo Ordinario B
Come sei buono, mio Dio, a riprendere così vivamente San Pietro, per l’istruzione di tutti noi, del fatto che egli non gustava la croce! Come sei buono a mostrarci con la vivacità delle Tue parole quanto la croce è secondo i gusti di Dio, quanto amare la croce, cercare la croce, desiderare, chiedere la croce a Dio, è avere gli stessi gusti di Dio; e quanto fuggire, cercare di evitare la croce, è avere gli stessi gusti del mondo… Come sei buono, mio Dio, a insegnarci qui in un modo così vivo e così perentorio che tutti, finché esistiamo, se vogliamo avere gli stessi gusti di Dio, imitare Dio, essere uniti a Dio, bisogna desiderare, cercare la sofferenza, la croce! Grazie, mio Dio, che ci dici qui, con una tale chiarezza, questa verità che Tu ci hai insegnato con tante parole e tanti esempi, ma che, nonostante tutto, per l’astuzia del demonio e la viltà della nostra natura, sembra essere incessantemente sul punto di cancellarsi dal nostro pensiero. Amiamo, cerchiamo, desideriamo, domandiamo la croce, la sofferenza, dicendo sempre, con le labbra e con il cuore «Tuttavia, non la mia volontà, ma la tua»[1], e rimanendo in tutto nell’obbedienza a Dio e ai suoi rappresentanti, nei nostri desideri come nelle nostre azioni, perché «l’obbedienza vale più del sacrificio»[2], perché non dobbiamo portare una croce qualsiasi, ma quella che ci riserva Dio, e dobbiamo portare non quella che ci piace, ma quella che più glorifica Dio e che Lui solo conosce… Amiamo, cerchiamo, desideriamo, chiediamo la croce sempre, sempre, sia attraverso la preghiera, sia chiedendola al nostro direttore spirituale… Ma rimaniamo in una perfetta obbedienza, perché le nostre croci glorificano Dio solo a condizione che ci siano date da Lui stesso, dalla Sua mano o da quella dei suoi rappresentanti… E ogni volta che la croce ci è donata, richiesta o no, attesa o no, baciamola con amore, abbracciamola con tutto il nostro cuore, portiamola amorevolmente, guardiamoci dal lasciarla cadere e dal gettarla a terra, portiamola come Nostro Signore, fino a cadere sotto il suo peso… Egli è caduto tre volte sotto il suo peso durante la via crucis, per insegnarci a non abbandonarla mai, ma a portarla sempre, sempre, senza lasciarla andare, anche a costo di cadere e ricadere sotto di essa… D’altronde, perché ci è donata questa vita, se non per portare la nostra croce, fino a cadere con Nostro Signore Gesù ed essere inchiodato su di essa come Suo vero fratello, condividendo i Suoi tormenti per partecipare alle Sue buone opere e condividere la Sua gloria… Se Gesù ha tanto sofferto, se ci ha detto di imitarlo, non è evidente che vuole che tutti noi soffriamo?… Se ci ha detto che la seconda condizione per essere Suo discepolo è di portare la nostra croce ogni giorno, non è perché vuole che la sofferenza sia il nostro pane quotidiano?… Mio Signore Gesù, degnati, Ti prego, di lasciarmi ben permeare dal valore, dalla necessità della sofferenza, dalla cura con la quale dobbiamo portare amorevolmente ogni giorno la nostra croce, affinché gustiamo ciò che è di Dio e non gustiamo ciò che è del mondo[3].
[1] Cfr. Mc 14,36.
[2] 1Sam 15,22.
[3] M/210, su Mc 8,27-35, in C. de Foucauld, Fammi cominciare una nuova vita. Meditazioni sui Vangeli secondo Matteo e Marco, Centro Ambrosiano, Milano 2024, 208-209.03.