Discepole del Vangelo

Commento di Charles ai Vangeli del Triduo Pasquale – Gv 13 – Gv 18 – Lc 24

Triduo pasquale – Quaresima C

Giovedì santo

«Avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine».

Come sei buono, mio Dio, a continuare la tua opera «di accendere sulla terra il fuoco» dell’amore di Dio dicendoci e mostrandoci che Dio ci ama… Niente porta ad amare di più qualcuno se non il sapersi amati da lui… Ci porti ad amarti dicendoci (parola di una dolcezza ineffabile!) che ci ami, e dimostrandocelo con un miracolo d’amore… Ci dici, ci dichiari (soave dichiarazione!… quanto siamo felici!…) a due riprese che ci ami: «Avendo amato i suoi»… dici una prima volta, e aggiungi: «Li amò fino all’estremo più inaudito»… E dopo questa duplice dichiarazione d’amore, il nostro Dio ci prova l’immensità del Suo amore, donando Sé stesso a noi,dono che è la prova che si ama totalmente, senza riserve colui al quale ci si dona totalmente e senza riserve, che si ama con tutto il proprio cuore, con tutto il proprio essere colui al quale si abbandona, al quale si dona tutto il proprio essere. O mio Dio, come sei immensamente, infinitamente, divinamente amante! Sacro Cuore di Gesù, quale abisso d’amore sei! «Cor altum»[1] ti adoro, mi getto in te, consumami.

«Amiamo Dio,poiché ci ha amato per primo»[2]… infine doniamoci completamente a Lui poiché non solamente si è donato una volta per noi nei dolori del Calvario, ma si dona ogni giorno a noi nell’abbraccio di un infinito amore… Si dona interamente a noi… Ci dona il massimo che Dio stesso possa dare: Dio stesso non può donarci più di Sé stesso… e ci dona tutto Sé stesso, nell’unione più intima, più amorevole, più desiderabile, nel nostro corpo e nella nostra anima; si consegna a noi, si abbandona a noi, interamente, sia con la sua divinità, sia con il corpo e l’anima umani che ha preso per assomigliarci: ci consegna tutto e ci dona nel nostro corpo e nella nostra anima il Suo corpo e la Sua anima per possederLo interamente, in un possesso perfetto, senza misura e senza fine.

O Cuore di Gesù, infiammami, affinché possa riceverti bene quando ti ricevo così e affinché possa ardere sempre del desiderio di riceverti![3]


[1] Cfr. Sal 63(64),7.

[2] Cfr. 1Gv 4,19.

[3] M/479, su Gv 13,1, in C. de Foucauld, Stabilirci nell’amore di Dio. Meditazioni sul Vangelo secondo Giovanni, Centro Ambrosiano, Milano 2025, 126-127.

Venerdì santo

«Sono nato e sono venuto nel mondo per rendere testimonianza alla verità… Non Lui, ma Barabba!».

Come sei buono, mio Dio, a sforzarti in ogni occasione di fare del bene alle anime! Non rispondi nulla ai giudici quando si tratta di difenderti; ma parli loro dettagliatamente e con bontà quando c’è motivo di provare a convertirli… Come sei buono mio Dio a soffrire per amore nostro (poiché tutto ciò che fai quaggiù, lo fai sia per la gloria di Dio,per giustizia, sia per il nostro bene,per bontà e amore nostro) tanti obbrobri: trascinato legato per le strade della città, condotto di tribunale in tribunale, carico di accuse, di ingiurie e di colpi, coperto di insulti dalla plebaglia, considerato meno di un brigante!

Cerchiamo in tutto, sempre, di fare del bene alle anime: ma per questo, prima di tutto, santifichiamo noi stessi; non dimentichiamo che non possiamo fare alcun bene agli altri se non a condizione di essere santi noi stessi: se siamo santi, faremo naturalmente e necessariamente del bene alle anime, anche senza azione apparente verso di loro, come ne fece loro Santa Maddalena alla Sainte-Baume, Giuseppe a Nazareth; se non siamo santi, tutti i nostri sforzi per quanto grandi siano non potranno produrre ombra di bene: per donare, bisogna avere; per rendere santi, bisogna esserlo; affinché Dio doni alle nostre opere interiori o esteriori questa benedizione che sola le rende feconde, bisogna amarLo, meritare questa benedizione con il nostro amore, amore nel quale consiste la santità. Rendiamo testimonianza alla verità; non dicendola sempre a tutti, spesso si può e si deve tacerla; Gesù la tace spesso: tace davanti a Erode; dice «Non gettate le vostre perle ai porci»[1]; dice: «Non vi dico questo ora, lo Spirito ve lo dirà più tardi»[2]… ma quando bisogna dirla, diciamola come lui senza timore, senza esitazione; come Nostro Signore dice ai Sacerdoti che è il Messia, a Pilato che è re… Riceviamo con gioia, benedizione, riconoscenza, amore, ogni disprezzo, ogni sdegno, ogni umiliazione, ogni cattiva parola e ogni maltrattamento, sull’esempio di Gesù, offrendoGli amorevolmente questo Sacrificio, felici di poterglielo offrire e desiderando di offrirGliene sempre e sempre di più.[3]


[1] Cfr. Mt 7,6.

[2] Cfr. Gv 16,12-13.

[3] M/510, su Gv 18,24-40, in C. de Foucauld, Stabilirci nell’amore di Dio. Meditazioni sul Vangelo secondo Giovanni, Centro Ambrosiano, Milano 2025, 200-201.

Sabato santo – Veglia Pasquale

Ore 4. Dove vai, Maria Maddalena, in compagnia delle sante donne? Verso dove cammini con questo passo veloce? Vai verso il sepolcro… Vi arrivi, la terra trema, il sepolcro si apre, un angelo appare… Gesù non è più là; è resuscitato come aveva detto… Cerchi morto colui che è vivente… Dove corri Maddalena, dove corri così veloce: le tue altre compagne prendono un’altra direzione: dove vai tutta sola?… Le altre sante donne ritornano alla casa di quelle con cui, insieme a te, hanno passato la notte. Tu, tu corri ad avvertire gli apostoli: «La tomba è vuota, e non sappiamo dov’è il corpo del Signore». Pietro e Giovanni a queste parole corrono verso il sepolcro: corrono molto veloci e tu, fedele Maddalena, Maddalena fedelissima, corri con loro… Giovanni arriva per primo, Pietro in seguito, con te… Pietro e Giovanni vedono il sepolcro vuoto, gridano alla resurrezione e se ne ritornano meravigliati… Tu, tu rimani, fedele Maddalena, rimani alla porta del sepolcro e piangi… suonano le ore 5, ti sporgi per guardare l’interno del sepolcro, sempre piangendo: vedi due angeli vestiti di bianco: «Donna, dicono, perché piangi? Hanno portato via il mio Signore e non so dove lo hanno posto»… Maddalena, non hai tanta scienza come Pietro e Giovanni: ma non è la scienza che Gesù ricompensa, è l’amore: tu hai più amore… Un’ombra appare dietro di te nella mezza luce del mattino: ti giri: quest’ombra è un po’ distante dal sepolcro alla porta del quale tu sei, vicino alla casa del giardiniere. È forse il giardiniere, tu dici: potrebbe sapere che ne è stato del corpo del mio Signore: «Donna perché piangi? Cosa cerchi?» ti dice l’ombra nello stesso momento… È il giardiniere, pensi, e dici: se sei tu che l’hai portato via! Signore, dimmi dove l’hai messo, ed io lo porterò con me… E nello stesso tempo ti avvicini a quest’uomo… Sei arrivata a due passi da lui: apre la bocca di nuovo: «Maria». Oh, allora beata e fedelissima Maddalena, cadi ai suoi piedi, rapita, «Rabbuni». «Maestro mio» dici… È il tuo Maestro che ti è apparso, a te, per prima, dopo sua madre immacolata, oh Maddalena la peccatrice, è te che egli ha amato più di tutti i suoi apostoli, più di tutti gli uomini dopo sua madre: oh, tutta la terra proclamerà beata anche te… Il tuo Salvatore è là, tieni i suoi piedi tra le mani: piangi ancora, piangi addirittura più di prima, fedelissima Maddalena, ma è di gioia, è di felicità, è di una felicità per la quale ti sembra di stare per morire… Il tuo beneamato Signore è resuscitato, glorioso per sempre, felice per sempre! Oh Maddalena, la tua felicità si zittisce ora, tu baci i suoi piedi: non hai più parole, ma solamente baci e lacrime: il tuo beneamato è beato per sempre, sempre… Piangi, piangi Maddalena: sì, piangi, piangi, piangi di gioia, tu che hai tanto pianto di dolore, e fammi condividere le tue lacrime, a me, tuo indegno figlio e a tutti gli uomini, tutti figli di Gesù, e tutti di conseguenza tuoi…[1]


[1] Traduzione a cura delle Discepole del Vangelo.