II domenica del Tempo Ordinario – anno A
«Ecco l’Agnello di Dio».
Come sei buono, mio Signore Gesù, a voler portare questo nome di «Agnello di Dio» che significa che sei vittima come l’agnello e mite come l’agnello… e che sei «di Dio» cioè: fai tutto ciò che fai per Dio! Siamo vittime sul tuo esempio, Beneamato Gesù, vittima per amore tuo, olocausto bruciante in tuo onore, con la mortificazione, con la preghiera, esalandoci in pura perdita di noi stessi per te solo, dimenticandoci radicalmente e consacrando tutti i nostri istanti a piacerti il più possibile… Siamo come te «vittime per la redenzione di molti», unendo per la santificazione degli uomini le nostre preghiere alle tue, le nostre sofferenze alle tue, entrando profondamente sul tuo esempio nella mortificazione per aiutarti efficacemente nella tua opera di redenzione, poiché la sofferenza è la condizione «sine qua non» per fare del bene al prossimo: «Se il chicco di frumento non muore, non porta nulla»… E siamo vittime per Dio e per gli uomini in vista di Dio solo; niente in vista di noi, niente in vista delle altre creature, tutto in vista di Dio solo, al quale dobbiamo rendere tutto, poiché abbiamo tutto da lui: «Rendete a Dio ciò che è di Dio»; tutto è Suo, rendiamogli tutto… Siamo tanto miti quanto il divino agnello, senza armi per attaccare, senza armi per difenderci, lasciandoci attaccare, tosare, sgozzare senza resistenza e senza una parola di lamento.
(Traduzione a cura delle Discepole del Vangelo)