Discepole del Vangelo

Commento di Charles al Vangelo di domenica 16 marzo – Lc 9,28b-36

II domenica di Quaresima C

«Questo è il mio Figlio beneamato: ascoltateLo».

Mio Dio, poiché la Tua bontà Ti spingeva a farci del bene, a farci partecipare alle ricchezze della Tua santità e della Tua gloria, a istruirci sul modo di amarTi, di piacerTi, di ottenere il cielo, avresti potuto farlo istruendoci ciascuno con la Tua grazia, inviandoci dei profeti, degli angeli, facendoci istruire da una Chiesa infallibile… e l’hai fatto, lo fai… questo avrebbe potuto bastarTi; ma non Ti è bastato… la Tua carità divina ha voluto fare di più: Amore, Tu agisci secondo la natura del Tuo essere, per amore, e le Tue opere sono amorevoli fino alla fine, senza fine: «in finem dilexit eos»[1]… il Tuo amore ha voluto fare più di tutto questo per noi, sebbene fosse già un beneficio immenso; e il Tuo Cuore ha trovato, ha inventato di inviarci come precettore il Tuo Figlio Beneamato, cioè Te stesso.

AscoltiamoLo… ObbediamoGli: ci parla con la Sua bocca; adempiamo i Suoi più piccoli pareri, i Suoi più piccoli consigli, conformiamoci con tutto il nostro cuore a tutte le Sue parole… Ci parla con i Suoi esempi: conformiamoci con tutto il nostro cuore a tutti quelli tra i Suoi esempi che riguardano il genere di vita al quale ci chiama… Sottomettiamo i nostri desideri, le nostre mire di perfezione, al nostro direttore spirituale, non per limitarli, ma per regolarli, non per imitare meno Nostro Signore, ma per imitarLo meglio. Questo per quattro ragioni principali: è che la prima cosa nella quale dobbiamo imitare Nostro Signore è quella che Lui ha fatto costantemente durante tutti gli istanti della Sua vita, cioè: obbedire a Suo Padre; ora il solo mezzo certo per noi di fare la volontà di Dio, è obbedire in tutto al direttore spirituale, del quale Egli ha detto: «Chi ascolta voi, ascolta me». è che le parole e gli esempi di Nostro Signore sono da noi conosciuti attraverso la Sacra Scrittura; ora non dobbiamo interpretarla da noi stessi, senza il controllo di un delegato autentico della Chiesa, se non vogliamo sbagliarci molto: «Omnis interpretatio scripturae spiritu proprio non fit»[2]. una volta conosciuto e interpretato il senso della Sacra Scrittura, secondo l’insegnamento della Chiesa, bisogna sapere quali sono le parole e gli esempi di Nostro Signore che si applicano a noi personalmente, quali sono quelli che si applicano a noi pienamente, o solo parzialmente, o che non si applicano affatto a noi (per esempio: Dio non ordina a tutti di andare a «predicare», in tutta l’estensione del termine, sebbene tutti noi dobbiamo predicare con l’esempio e tutti quelli che parlano e agiscono debbano predicare in un certo senso attraverso tutte le loro parole e tutte le loro azioni). dopo aver ben compreso l’insegnamento di Nostro Signore, ed essendo ben noto in particolare quello che Lui vuole da noi, rimane da sapere come compiere questa volontà di Dio, rimangono da sapere i modi pratici per conformarci alle parole e agli esempi di Nostro Signore, come Egli vuole da noi. Questo si può conoscere con certezza solo consultando il direttore spirituale del quale Egli ha detto: «Chi ascolta voi ascolta me» e obbedendogli come a Dio stesso in nome del quale parla. [3]


[1] «Li amò fino alla fine», Gv 13,1.

[2] «Nessuna interpretazione della Scrittura può essere fatta secondo il giudizio personale», cfr. 2Pt 1,20.

[3] M/329, su Lc 9,27-35, in C. de Foucauld, Cerco i miei amici tra i piccoli. Meditazioni sul Vangelo secondo Luca, Centro Ambrosiano, Milano 2024, 149-150.