IV domenica di avvento – anno A
Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».
Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta:
Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio:
a lui sarà dato il nome di Emmanuele,
che significa Dio con noi. Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa. (1, 19-24)
Si possono considerare molte cose in questo passaggio: ne sottolineeremo quattro:
1° il silenzio della Santissima Vergine,
2° le perplessità di San Giuseppe,
3° la vita di Maria e di Giuseppe dall’apparizione dell’angelo fino alla nascita di Nostro Signore,
4° la nostra vita simile alla loro, poiché come loro noi abbiamo Nostro Signore tra noi, vicino a noi, nel Tabernacolo, e poiché come la Santissima Vergine, Lo abbiamo in noi corporalmente nel momento della Santa Comunione e spiritualmente sempre per mezzo della comunione spirituale.
1° Ammiriamo il silenzio della Santissima Vergine e facciamone il modello del nostro… Esso getta luce sulla sua vita nascosta con San Giuseppe, ci mostra a qual punto la loro vita era una vita religiosa, di raccoglimento e di silenzio: come vivevano insieme non come uno sposo e una sposa terreni, ma come due religiosi, osservando tra loro il silenzio religioso, ogni volta che il dovere non ordinava loro di parlare. La Santa Vergine, così illuminata, non crede di dover rompere questo silenzio per esprimere a questo grande Santo al quale era così unita in Dio una comunicazione di questa importanza: no, è meglio il silenzio: «Sapere ciò che si deve fare, e, quando lo si sa, farlo e tacere» è tutto ciò che occorre, dice San Giovanni della Croce… […].
2° Le perplessità di San Giuseppe… Che cosa pensa San Giuseppe vedendo i segni della divina maternità della Santa Vergine? Cento opinioni sono state espresse a questo proposito… Nessuna è perfettamente soddisfacente: le une concordano male con il testo del Santo Vangelo, le altre soddisfano poco la nostra pietà… È certo che il testo sacro lascia posto a parecchie interpretazioni… È una mancanza? Chi oserebbe dirlo? Se c’è oscurità, questa oscurità è voluta. Lo Spirito Santo, di proposito, ha lasciato questo punto nell’ombra e l’ha tuttavia indicato: non lo ha illuminato affinché non ci fermassimo ad esso, ne ha detto una parola per darci un insegnamento…
Perché ha lasciato questo velo? Da una parte Egli ha voluto essere breve, e come dice in San Giovanni, se avesse voluto far conoscere tutto ciò che riguarda Nostro Signore, «la terra non basterebbe a contenere tanti libri». D’altra parte poiché ciò di cui si tratta riguarda meno Gesù che Giuseppe e Maria, e lo Spirito Santo non scrive il Vangelo di Maria né di Giuseppe ma il Vangelo di Gesù: volendo mostrarci che è GESÙ, Gesù solo che dobbiamo avere come Beneamato e prendere come modello, Gesù solo che deve essere l’oggetto di tutti i nostri pensieri, il soggetto di tutte le nostre meditazioni, l’esempio di tutta la nostra vita. La Beata Vergine è lei sola la più perfetta tra tutti gli angeli e tutti gli uomini insieme, tutto il resto della creazione riunita, eccetto la Santa Umanità del Suo divino Figlio: non è tuttavia lei che è «la via, la verità e la vita»: è il solo Gesù… […].
Lo Spirito Santo ha gettato un velo sui pensieri di Giuseppe affinché non ci fermassimo a essi; ha riversato una santa oscurità in questo passaggio affinché passiamo oltre e senza fermarci alla contemplazione dei genitori di Gesù, per quanto cari e santi siano, andiamo al di là, dritti a Gesù. È ciò che facevano essi stessi: si comprendevano, si amavano e si veneravano come mai due anime si sono comprese, amate e venerate quaggiù: ma erano ben lontani dal vivere nella contemplazione l’uno dell’altra, vivevano tutti e due nella sola contemplazione di Dio.
Lo Spirito Santo, con la brevità e l’oscurità voluta di questo passaggio, ci porta a fare come queste due sante anime, a guardare come loro più in alto di ogni creatura, a non fermarci nella contemplazione di esseri creati per quanto attraente e benefica possa essere, e a fissarci nella sola contemplazione di Dio, di Gesù. In effetti, se non ci ferma a lungo a considerare Maria e Giuseppe, ma ci fa rapidamente andare da loro a Gesù, quanto a maggior ragione non bisogna gettare se non uno sguardo rapido sulle altre creature e sugli esempi che offrono, ma salire dritti a Gesù, alle parole di Gesù, agli esempi di Gesù. Lo Spirito Santo, gettando un velo sui pensieri di Giuseppe, li ha tuttavia indicati, per darci un rapido insegnamento […].
3° Vita di Maria e di Giuseppe dall’Apparizione dell’Angelo fino alla nascita di nostro Signore… Chi potrebbe immaginare la pace, la felicità che invadono l’anima di Giuseppe alla parola dell’Angelo?
Chi potrebbe immaginare la vita dei due santi sposi durante questi sei mesi che precedettero la nascita di Gesù? Loro così santi sin dalla loro infanzia, loro così favoriti dalle grazie celesti e così fedeli a queste grazie, loro che prima dell’incarnazione vivevano di una vita così divina, così persa in Dio, in una così continua contemplazione del loro solo Amore, del loro Tutto, con quali delizie ineffabili, con quale meravigliata riconoscenza, in quale estasi di amore e di felicità, in quale rapimento celeste, si annegarono, si inabissarono, si persero nella contemplazione e nell’adorazione di Gesù, di Gesù così vicino a Giuseppe, di Gesù in Maria! Quale cielo fu l’umile tetto di Nazareth durante questi mesi che precedettero Natale! Di quali adorazioni, di quale amore, di quale contemplazione Gesù fu l’oggetto! Dio solo ne fu testimone, con gli angeli che si univano giorno e notte a Maria e Giuseppe per adorare Gesù nel seno della Vergine… […].
4° La nostra vita è molto simile a quella di Maria e di Giuseppe tra l’Incarnazione e Natale; poiché come San Giuseppe abbiamo Nostro Signore vicino a noi, nel tabernacolo; e come la Santa Vergine Lo abbiamo in noi, corporalmente nel momento della comunione sacramentale, spiritualmente per mezzo della comunione spirituale. Maria e Giuseppe adoravano Gesù in mezzo a loro, e noi troviamo che ciò era molto dolce… Gesù non è meno in mezzo a noi! Non è in questo tabernacolo così realmente, così completamente come nel seno della beata Vergine? Non è vicino a noi così come lo era a San Giuseppe? Non è più nascosto per noi di quanto non lo era per i suoi santi Genitori in questi mesi di beata attesa! Lo abbiamo meno in noi nel momento della santa comunione di quanto non lo avesse in lei la Santissima Vergine? Non possiamo averlo incessantemente in noi spiritualmente, con la comunione spirituale?… Quanto siamo felici? Che destino Dio ci ha fatto! Che beatitudine divina! La grazia incomparabile che avete fatto durante alcuni mesi ai vostri santi Genitori, la fate a noi tutti gli istanti della nostra vita, o Dio di bontà.
(Traduzione a cura delle Discepole del Vangelo)