Discepole del Vangelo

Commento di Charles al Vangelo di domenica 24 dicembre – Lc 1,26-38

IV domenica di Avvento – anno B

Mio Dio come sei buono! Ti sei incarnato! Tu, Dio, aver preso un corpo e un’anima umani ed essere venuto ad abitare visibilmente in mezzo a noi, «conversando in mezzo agli uomini», vivendo con loro come uno di loro… E questo perché? Per bontà, per bontà verso gli uomini, per salvarli e santificarli… Avresti potuto salvarli e santificarli con milioni di altri mezzi, un solo atto della tua volontà sarebbe bastato per renderli più santi e più amanti dei serafini… Perché? … Conviene sondare tali misteri? … Ciò che è certo, è che Tu sei il Dio d’amore: «Deus charitas est», e che hai preso per salvare le Tue creature, tra milioni e milioni di mezzi, quello che ti costava di più; Tu che potevi così facilmente salvarli e santificarli senza che Ti costasse niente, hai voluto accumulare miracolo su miracolo per impiegare un mezzo inaudito, incomprensibile, capolavoro della Tua suprema Sapienza e della Tua Onnipotenza, per salvarli al più alto costo possibile: «Siete stati riscattati a caro prezzo», ci dici Tu stesso… Potevi comprare la nostra salvezza e la nostra santità per un soldo, rifiuti e dichiari che vuoi pagarle centomila franchi, dice Saint-Jure. Perché questo? Perché sei il Dio d’amore: «Deus charitas est», ed essendo amore infinito, agisci secondo la Tua natura, con un amore infinito, e impieghi per le tue opere dei mezzi pieni di amore infinito… Amore, agisci sia per amore sia con amore, amore infinito e divino, agisci per un amore divino e con un amore divino, producendo atti, servendoti di mezzi pieni di amore infinito, divino, «tanto lontano dai nostri pensieri quanto l’Oriente lo è dall’Occidente»… Non è sorprendente che gli effetti prodotti dalla Tua natura che è l’infinito Amore, siano pieni di un amore incomprensibile, infinitamente al di sopra dei nostri poveri cuori e dei nostri poveri spiriti. Ogni essere agisce secondo la sua natura. Sei amore, o mio Dio, ecco perché ci dai questa testimonianza d’amore, di cui nessuna anima può comprendere il mistero, come la Tua incarnazione e la Tua Passione! L’Incarnazione, mistero d’amore e mistero d’umiltà… Dio ci ama al punto da donarsi a noi… Dio si abbassa al punto da farsi uomo; e per insistere su questa umiltà si fa l’uomo «più abietto del popolo» per tutta la sua vita… «Dio ci ha amati al punto da dare per noi il suo unico Figlio»… «Gesù mite e umile di Cuore»… «Amiamo Dio che ci ha amati per primo»… Amiamo gli uomini che Dio ama tanto, conformando il nostro cuore al Suo… Siamo umili, fuggiamo ogni elevazione, poiché «ogni elevazione è un abominio davanti a Dio»; non possiamo imitare Dio nel suo abbassamento infinito, poiché si è fatto Lui stesso, Creatore, simile alle sue creature, imitiamoLo almeno in quello che il suo abbassamento ha di finito, facendoci come Lui «l’abiezione del popolo», l’ultimo degli uomini, restando con Lui il più povero operaio di Nazareth, come mi ha fatto la grazia incomparabile, infinita, di essere… Seppelliamoci con Lui in questo beato nulla, in questo annientamento in cui Egli è stato tutta la Sua vita, sia a Betlemme, sia a Nazareth, sia predicatore senza una pietra dove posare il Suo capo, sia al calvario… Scendiamo, scendiamo, annientiamoci, facciamoci niente davanti a noi stessi e davanti agli uomini, siamo, restiamo come Gesù è stato dalla Sua nascita alla Sua morte, «l’abiezione del popolo».

(Traduzione a cura delle Discepole del Vangelo)