XXV domenica del Tempo Ordinario – anno A
Poiché non abbiamo il Commento di Charles de Foucauld al capitolo 20 del Vangelo di Matteo, riportiamo la Meditazione 490 al Vangelo di Gv 14,28-31.
«Amo il Padre mio e, secondo quanto mi ha comandato il Padre mio io faccio».
Come sei buono, mio Dio! Non soltanto ci getti nell’amore divino con l’obbedienza a Dio, ordinandocela, dimostrandoci la sua importanza, promettendo tu stesso a noi, o nostro Beneamato, come ricompensa, se noi l’osserviamo… ma vuoi terminare di affondarci in questa obbedienza, figlia, madre e compagna dell’amore, sia dandocene l’esempio, sia dichiarandoci che la pratichi con l’amore e che essa è in te un effetto dell’amore e legata all’amore.
Obbediamo a Dio per imitare Gesù, per obbedirgli, perché l’obbedienza è un effetto necessario dell’amore quando l’amore si rivolge a Dio… Obbediamogli amorevolmente, beatamente, con una riconoscenza infinita per ciò che egli si degna sia di permetterci sia anche di ordinarci di obbedirgli, e ci dona il mezzo per conoscere sempre la sua volontà e per poter farla sempre… Oh! felicità ineffabile per un cuore che ama! Conoscere sempre la volontà del Beneamato, poter farla sempre, ricevere da lui l’ordine di farla sempre! Tutto questo è dolce al cuore che ama! Quali azioni di grazie al nostro tenero Beneamato per tali beni!… E soprattutto al pensiero che questi beni hanno per effetto di aumentare in noi il nostro amore per lui e che il suo solo desiderio è di vedere questo amore aumentare in noi sempre più [1]!
[1] M/490, su Gv 14,28-31, tr. it., “Stabilirci nell’amore di Dio…”. Meditazioni sul vangelo di Giovanni, ed. A. Fraccaro, Glossa, Milano 2009, 197.199.