Discepole del Vangelo

Commento di Charles al Vangelo di domenica 3 dicembre – Mc 13,33-37

I domenica di Avvento – anno B

«Vegliate»…

Come sei buono, mio Dio! Come dimentichi te stesso! Poche ore ti separano dalla tua passione e non una delle tue parole vi fa riferimento; tutte sono per l’istruzione, per il bene dei tuoi discepoli; dimentichi completamente te stesso; pensi solo al bene degli altri… Come sei buono! Quale amore, quale tenerezza in questo oblio di te, in questa occupazione costante del bene del prossimo! O grazie, mio Dio, grazie di questa infinita tenerezza e grazie di questo esempio! Dimentichiamo noi stessi… dimentichiamoci, per cercare solo il bene di Dio, in vista di Dio… Dimentichiamoci per cercare senza sosta il bene del prossimo in vista di Dio… Non esitiamo tra il bene del prossimo e il nostro, scegliamo sempre quello del prossimo (nella misura in cui l’obbedienza al direttore lo permette, beninteso: l’obbedienza anzitutto, sempre: «Chi ascolta voi, ascolta me» e «Colui che mi ama, è colui che mi obbedisce»), come la Santa Vergine, ispirata e animata da Gesù, preferisce il bene del prossimo al suo, il bene di San Giovanni Battista e di Santa Elisabetta, alla sua solitudine con Gesù e parte per compiere la visitazione, come Gesù qui non pensa a Sé, ma ai suoi discepoli… In ogni vita bisogna pensare molto a Dio, senza sosta a Dio, all’opera di Dio, e poco a noi stessi; bisogna da una parte adorarlo, contemplarlo senza sosta, esserGli uniti senza sosta dal profondo del cuore, e dall’altra, compiere l’opera che Egli ci chiede, farla in vista di Lui, non in vista di alcuna creatura; in questo modo, sia che noi viviamo della vita di Nazareth, sia di quella del deserto, sia della vita pubblica, siamo sempre con Gesù, agiamo sempre in vista di Lui solo; se viviamo la vita di famiglia, la vita solitaria, la vita apostolica, queste 3 vite, diverse all’esterno, sono tutte e 3 simili in quanto sono tutte vite di contemplazione continua, vite impiegate completamente in vista di Gesù solo, sotto i suoi occhi e per Lui; in tutte e tre dimentichiamo noi stessi completamente, e, sia che viviamo soli, sia che viviamo con qualcuno o mescolati al mondo, dimentichiamo noi stessi sempre completamente e viviamo sempre con Gesù e per il solo Gesù… Qualunque sia esteriormente la nostra vita, essa deve sempre essere una vita di totale oblio di noi stessi, per vivere solo in vista di Dio nella Sua contemplazione e nella Sua obbedienza, nel compimento di tutto ciò che Egli vuole da noi… Dimentichiamoci dunque pienamente e viviamo per Dio solo, facendo in ogni momento, sia nei nostri confronti, sia nei confronti degli altri, ciò che piace di più a Dio, in vista di Lui solo… E vediamo con l’esempio di Gesù nella sua vita pubblica, nella quale non aveva neppure il tempo di mangiare e in cui tuttavia si ritirava spesso nella solitudine, che quando Dio ci impiega a servizio del prossimo, alla vita di operaio evangelico, Egli vuole due cose, che bisogna fare entrambe in vista di Lui solo: una, che dimentichiamo completamente noi stessi in certi momenti per il prossimo, sacrificandogli tutto il nostro tempo, l’altra, che ci ritiriamo risolutamente dal suo servizio di tanto in tanto, spesso, per passare qualche giorno nella solitudine, al fine di ritemprarci, di adorare Dio in libertà, e di riprendere in una tranquilla contemplazione, le forze e le luci necessarie per continuare il nostro ministero presso gli uomini… Alternanza di solitudine e di lavori apostolici, non la prima per noi, gli altri per il prossimo, ma per Dio solo, in vista di Dio solo, ecco ciò che Dio ci chiede quando ci chiama a predicare il Vangelo (sia come laico incaricato del prossimo o incaricato delle anime in una comunità di cenobiti, sia come apostolo nel mondo).

(Traduzione a cura delle Discepole del Vangelo)