XIV domenica del Tempo Ordinario – anno A
«In quel tempo Gesù disse: Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza.» [11. 25-26]
Queste cose, cioè: La fede in Cristo, la fede nella Redenzione, è necessaria la grazia divina per possederle, e questa grazia, bene che Dio la metta a disposizione di tutti nella misura sufficiente, gli orgogliosi la rigettano, affidandosi nella ragione naturale e respingendo orgogliosamente gli aiuti divini; gli umili la ricevono. L’orgoglio dei primi indispone Dio contro di essi e fa meritare loro di ricevere una grazia meno abbondante sebbene sufficiente; l’umiltà dei secondi piace a Dio e fa meritare loro una sovrabbondanza di grazie. L’orgoglio di un’anima è causa che meno grazie gli sono offerte e che queste grazie ella le rifiuta; l’umiltà di un’anima è causa che più grazie le sono offerte e che ella le accetta. L’anima orgogliosa riceve meno da Dio e respinge i suoi doni; l’anima umile riceve di più e accetta e approfitta. Quanto il loro stato è differente! Quanto più un’anima è orgogliosa, più ella non cessa di allontanarsi da Dio, e quanto più un’anima è umile, più ella non cessa di avvicinarsi a Dio… Dio non deve niente a nessun uomo e si compiace di colmare le anime nella misura della loro umiltà. … Dio avrebbe potuto, nella sua Onnipotenza, donare grazie efficaci di conversione, donare favori straordinari, una sovrabbondanza di grazie agli orgogliosi come agli umili; ma non l’ha voluto: Gli è piaciuto stabilire questa legge che gli umili ricevessero grazie sempre più numerose, e gli orgogliosi sempre meno: «Questo è così, perché tale è il nostro buon piacere.» Questa legge, questo buon piacere, sono come tutte le leggi e tutti i buoni piaceri di Dio, fondati sulla sua divina perfezione, sulla sua bontà e la sua giustizia: la Sua bontà, perché affidando un così grande privilegio all’umiltà (il privilegio di divenire una sorgente continua di grazie), Dio attira in maniera molto forte gli uomini a questa virtù così preziosa; e attaccando questa maledizione all’orgoglio, distoglie vivamente gli uomini da questo vizio così funesto; la sua giustizia, perché niente è più giusto che dare a coloro che riconoscono il loro vuoto, il loro bisogno, la loro nudità, la loro povertà, e di non donare a coloro che si dichiarano pieni, senza bisogno, vestiti e ricchi.
Insegnamento. — Essere umile; Dio dona le sue grazie privilegiate agli umili e le rifiuta ai superbi.
Esempio. — Ammirare gli atti di Dio, ammirare Dio nelle sue volontà; amare l’umiltà (figlia della verità, sorella della carità, madre dell’obbedienza).
«Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo. Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero.» [11. 27-30]
Spiegazione — Mio Padre mi ha rivelato ogni cosa, tutto ciò che riguarda gli uomini, cioè: Il Padre e lo Spirito S. mi hanno consegnato specialmente la missione di salvare gli uomini. Niente non conosce il Figlio che il Figlio e lo Spirito S. e niente non conosce il Padre che il Padre e lo Spirito S. e coloro ai quali il Figlio lo rivela, Lui al quale il Figlio e lo Spirito hanno tutto rivelato. … Poiché sono io che sono incaricato di salvarvi, di santificarvi, di rivelarvi i segreti divini, venite a me, voi tutti, umani, tutti sovraccaricati di lavori e di afflizioni e di questo «grosso peso che pesa sui figli di Adamo», e vi darò sollievo. La condizione che vi impongo, per ottenere il vostro sollievo, la vostra liberazione, la vostra salvezza, è di prendere il mio giogo, di sottomettervi al mio precetto: Ora il mio giogo, il mio precetto si riassume in due parole, essere dolce e umile, e questo dal fondo del cuore, non solamente di parola e di azione, ma di pensiero ; è ciò che sono io stesso e vi ho dato l’esempio prima di imporvi il precetto: Guardatemi, sono dolce e umile dal fondo del cuore… Fate questo e troverete il riposo delle vostre anime ; la pace, la salvezza in questa vita e nell’altra ; non solamente la salvezza, ma la consolazione, la gioia, un dolce riposo per l’anima «perché il mio giogo è dolce e il mio carico leggero». Il mio proprio è di consolare le anime non appena esse cominciano a servirmi e di sostenerle, di incoraggiarle, in modo che portino il mio giogo tanto più facilmente quanto lo abbraccino più coraggiosamente per amor mio.
Insegnamento — Essere dolce e umile e questo in fondo al cuore, sull’esempio di Gesù. Esempio — Carità, zelo delle anime, evangelizzazione, soavità nelle parole; dolcezza e umiltà che parte dal fondo del cuore e che anima i pensieri, le parole e le azioni.»
(Traduzione a cura delle Discepole del Vangelo)