Giovedì Santo – 6 aprile 2023 – Gv 13,1-15
«Lavatevi i piedi reciprocamente… Vi ho dato l’esempio affinché, come io ho fatto a voi, facciate anche voi… Il servo non è più grande del suo maestro… Sarete beati, se fate questo!».
Come sei buono, mio Dio, a continuare fino alla fine a perseguire il tuo stesso scopo «di accendere sulla terra il fuoco» dell’amore di Dio al di sopra di tutto e dell’amore del prossimo come se stessi!… Accendi qui il fuoco dell’amore di Dio stabilendoci in esso con la tua imitazione, la quale è inseparabile dall’amore quando l’amore si rivolge ad un essere perfetto, al solo Essere perfetto. L’imitazione è, infatti, un grado dell’unione, e l’unione, l’unificazione, l’identificazione è ciò a cui tende l’amore… L’imitazione è anche un risultato della conformità delle volontà; quando si ha la stessa volontà, si producono le stesse opere, si è simili sia in azione sia in spirito… L’imitazione è un risultato del desiderio di piacere, il quale è della stessa natura dell’amore, poiché l’amore, per sua natura, desidera essere ripagato, di conseguenza desidera piacere all’essere amato, di conseguenza fa ciò che piace all’essere amato, cioè ciò che Egli stesso fa, quando il Beneamato è l’Essere perfetto… L’imitazione è un risultato dell’ammirazione, e in questo modo un effetto necessario dell’amore che si ha per un Essere perfetto: si ammira Gesù che si ama, si ammira tutto ciò che è, tutto ciò che fa; poiché lo si ammira, si cerca di riprodurlo, poiché non si conosce niente di più perfetto… Grazie, mio Dio, perché ci stabilisci nel tuo amore con la tua imitazione che le è indissolubilmente unita con tanti legami!… Con quale forza ci raccomandi di imitarti! Ce lo dici cinque volte in due righe: 1° «Vi ho dato l’esempio». 2° «Come ho fatto io, fate anche voi». 3° «Il servo non è più grande del maestro». 4° «L’inviato non è più grande di colui che lo invia». 5° «Beati se fate questo».Carità verso gli altri, verso le anime, i cuori, i corpi: facciamo a tutti loro, in tutto, il maggior bene possibile, senz’altro limite se non la santa obbedienza, nelle più grandi cose come dando loro santi esempi, nelle più piccole cose come lavando loro i piedi… Servizio verso gli altri, rendendo tutti i servizi possibili, senz’altro limite se non la santa obbedienza, ai loro corpi, ai loro cuori e alle loro anime, sull’esempio di Gesù… e rendendo loro i servizi più bassi, veri servizi di servi, di domestici, quando l’occasione se ne presenta, sull’esempio di Gesù a Nazareth, di Gesù al Cenacolo… Imitiamo Gesù, è una condizione necessaria del nostro amore per lui, un effetto necessario, naturale, istintivo del desiderio di unione, che ha ogni cuore che ama, un effetto della conformità di volontà con il Beneamato, un effetto del desiderio di piacere al Beneamato, un effetto dell’ammirazione che ispira il Beneamato. È qui un effetto dell’obbedienza al Beneamato, poiché Gesù, che ci dice tante volte: «Seguitemi… Imitatemi… Io sono la via, la luce… Chi mi serve, chi mi imita, non cammina nelle tenebre», ci ripete anche qui: «Vi ho dato l’esempio, affinché come ho fatto io facciate voi… Beati se lo fate!»… Umiltà, abiezione, sull’esempio di Gesù: «Il servo non è più grande del maestro», ce lo ha ripetuto molto spesso; sul suo esempio abbracciamo dunque la povertà, il disprezzo da parte degli uomini, l’umiliazione, l’ultimo posto, l’ultima condizione, tutto ciò che è adatto a renderci simili a Gesù povero e disprezzato, poiché «il discepolo è perfetto quando è simile al suo Maestro».
(Traduzione a cura delle Discepole del Vangelo)
Venerdì Santo – 7 aprile 2023 – Gv 18,1-19,42
«Sono nato e sono venuto nel mondo per rendere testimonianza alla verità… Non lui, ma Barabba».
Come sei buono, mio Dio, a sforzarti in ogni occasione di fare del bene alle anime! Non rispondi nulla ai giudici quando si tratta di difenderti; ma parli loro dettagliatamente e con bontà quando c’è motivo di provare a convertirli… Come sei buono, mio Dio, a soffrire per l’amore nostro (poiché tutto ciò che fai quaggiù, lo fai sia per la gloria di Dio, per giustizia, sia per il nostro bene, per bontà e amore nostro) tanti obbrobri: trascinato legato per le strade della città, condotto di tribunale in tribunale, carico di accuse, di ingiurie e di colpi, coperto di vociferazioni dalla plebaglia, messo al di sotto di un brigante! Cerchiamo in tutto, sempre, di fare del bene alle anime; ma per questo, prima di tutto, santifichiamo noi stessi: non dimentichiamo che non possiamo fare alcun bene agli altri se non a condizione di essere santi noi stessi.
Se siamo santi, faremo naturalmente e necessariamente del bene alle anime, anche senza azione apparente verso di loro, come ne fece loro santa Maddalena alla Sainte-Baume, Giuseppe a Nazareth; se non siamo santi, tutti i nostri sforzi, per quanto grandi siano, non potranno produrre ombra di bene. Per donare, bisogna avere; per rendere santi, bisogna esserlo; affinché Dio doni alle nostre opere interiori o esteriori questa benedizione che sola le rende feconde, bisogna amarlo, meritare questa benedizione con il nostro amore, amore nel quale consiste la santità. Rendiamo testimonianza alla verità, non dicendola sempre a tutti, spesso si può e si deve tacerla; Gesù la tace spesso: tace davanti a Erode; dice «Non gettate le vostre perle ai porci»; dice: «Non vi dico questo ora, lo Spirito ve lo dirà più tardi»; ma quando bisogna dirla, diciamola come lui senza timore, senza esitazione; come Nostro Signore dice ai Pontefici che è il Messia, a Pilato che è re… Riceviamo con gioia, benedizione, riconoscenza, amore, ogni disprezzo, ogni sdegno, ogni umiliazione, ogni cattiva parola e ogni cattivo trattamento, sull’esempio di Gesù, offrendogli amorevolmente questo sacrificio, felici di poterglielo offrire e desiderando di offrirgliene sempre e sempre di più.
(Traduzione a cura delle Discepole del Vangelo)
Veglia Pasquale – Mt 28,1-10
Ore 4. Dove vai, Maria Maddalena, in compagnia delle sante donne? Verso dove cammini con questo passo veloce? Vai verso il sepolcro… Vi arrivi, la terra trema, il sepolcro si apre, un angelo appare… Gesù non è più là; è resuscitato come aveva detto… Cerchi morto colui che è vivente… Dove corri Maddalena, dove corri così veloce: le tue altre compagne prendono un’altra direzione: dove vai tutta sola?… Le altre sante donne ritornano alla casa di quelle con cui, insieme a te, hanno passato la notte. Tu, tu corri ad avvertire gli apostoli: «La tomba è vuota, e non sappiamo dov’è il corpo del Signore». Pietro e Giovanni a queste parole corrono verso il sepolcro: corrono molto veloci e tu, fedele Maddalena, Maddalena fedelissima, corri con loro… Giovanni arriva per primo, Pietro in seguito, con te… Pietro e Giovanni vedono il sepolcro vuoto, gridano alla resurrezione e se ne ritornano meravigliati… Tu, tu rimani, fedele Maddalena, rimani alla porta del sepolcro e piangi… suonano le ore 5, ti sporgi per guardare l’interno del sepolcro, sempre piangendo: vedi due angeli vestiti di bianco: «Donna, dicono, perché piangi? Hanno portato via il mio Signore e non so dove lo hanno posto»… Maddalena, non hai tanta scienza come Pietro e Giovanni: ma non è la scienza che Gesù ricompensa, è l’amore: tu hai più amore… Un’ombra appare dietro di te nella mezza luce del mattino: ti giri: quest’ombra è un po’ distante dal sepolcro alla porta del quale tu sei, vicino alla casa del giardiniere. È forse il giardiniere, tu dici: potrebbe sapere che ne è stato del corpo del mio Signore: «Donna perché piangi? Cosa cerchi?» ti dice l’ombra nello stesso momento… È il giardiniere, pensi, e dici: se sei tu che l’hai portato via! Signore, dimmi dove l’hai messo, ed io lo porterò con me… E nello stesso tempo ti avvicini a quest’uomo… Sei arrivata a due passi da lui: apre la bocca di nuovo: «Maria». Oh, allora beata e fedelissima Maddalena, cadi ai suoi piedi, rapita, «Rabbuni». «Maestro mio» dici… È il tuo Maestro che ti è apparso, a te, per prima, dopo sua madre immacolata, oh Maddalena la peccatrice, è te che egli ha amato più di tutti i suoi apostoli, più di tutti gli uomini dopo sua madre: oh, tutta la terra proclamerà beata anche te… Il tuo Salvatore è là, tieni i suoi piedi tra le mani: piangi ancora, piangi addirittura più di prima, fedelissima Maddalena, ma è di gioia, è di felicità, è di una felicità per la quale ti sembra di stare per morire… Il tuo beneamato Signore è resuscitato, glorioso per sempre, felice per sempre! Oh Maddalena, la tua felicità si zittisce ora, tu baci i suoi piedi: non hai più parole, ma solamente baci e lacrime: il tuo beneamato è beato per sempre, sempre… Piangi, piangi Maddalena: sì, piangi, piangi, piangi di gioia, tu che hai tanto pianto di dolore, e fammi condividere le tue lacrime, a me, tuo indegno figlio e a tutti gli uomini, tutti figli di Gesù, e tutti di conseguenza tuoi.
(Traduzione a cura delle Discepole del Vangelo)